50 Best architecture firms 2020
01 March 2020
 

ZAO/Standard Architecture

Direttore/Principal 
Zhang Ke

Collaboratori/Staff 
Zhu Bingzhe, Yang Dong, Wang Feng, Brad Hooks, Yunsi Hua, Epp Jerlei, Summer Lui, Artur Nitribitt, Sun Qingfeng, Luciano Ricci, Alyona Savelyeva, Huang Tanyu, Wang Tong, Nelly Vitiello, Zhang Yehan, Zhang Yifan, Xiao Yu

Anno di fondazione/Established in 
2001

Sede/Office 
Beijing, China


Zhang Ke (Pechino, 1970) è parte di quella nuova generazione di architetti cinesi che ha trascorso un periodo di formazione e/o di lavoro all’estero – nel suo caso per la laurea magistrale alla Harvard GSD e tre anni di pratica tra Boston e New York – e che lega un interesse per tradizioni costruttive locali ad approcci occidentali alla progettazione. Come molte delle nuove pratiche in Cina, il suo lavoro guarda a scale molto diverse: i progetti sono attenti alle micro-dinamiche dei luoghi e alla vita quotidiana delle persone che li abitano, ma ambiscono anche a rivoluzionare le modalità con cui si concepisce la rigenerazione urbana in Cina.

Con il suo studio ZAO/standardarchitecture, fondato a Pechino nel 2001, Zhang Ke reinterpreta il modello degli hutong, i vicoli tipici della capitale cinese con le tradizionali case a corte, che formano il tessuto urbano storico della città. ZAO è l’acronimo di Zhang Architectural Office ma anche una parola cinese che significa costruire, fare, assemblare. Invece che insistere nella ricerca di linguaggi iper-contemporanei di uno stile originale, Zhang Ke prova a dare nuova linfa agli spazi esistenti tramite un dialogo sempre educato e fruttuoso. Il suo studio adotta un linguaggio architettonico semplice e diretto, che si riferisce alla tradizione spaziale cinese senza mimetizzarsi con l’esistente.

Il suo interesse non riguarda soltanto la storia del suo Paese, ma tutte le tracce e le addizioni spontanee che regolano la vita dei quartieri antichi e che generano un bilanciamento delicato tra pubblico e privato.  

Uno dei progetti che meglio rappresenta questa attitudine è Micro Hutong (2016), un intervento su una delle tradizionali corti di Pechino in cui l’architetto cinese inserisce dei micro-alloggi. Oltre che aggiornare e ottimizzare gli spazi, il progetto ha come obiettivo mostrare le grandi potenzialità di questi luoghi. L’edificio 5 del Campus Novartis, completato a Shanghai nel 2016, è invece la dimostrazione di come la cultura architettonica cinese possa essere reinterpretata in un edificio di nuova costruzione. Una griglia organica è il principio generatore con cui è stato disegnato tutto il progetto che, al piano terra, inverte il pattern spaziale dei tradizionali giardini cinesi creando ambienti di lavoro aperti e interconnessi.  

Pagina a fronte: in alto, pianta del piano terra e vista su parte del Campus 5 Novartis a Shanghai (2016); in basso, Co-Living Courtyard, rinnovo del tessuto urbano di Baitasi, Pechino, Cina (2016). In questa pagina: sopra, due viste del Micro Hutong nel distretto di Xicheng, Pechino, China (2016); in basso, terminal per imbarcazioni a Niangou, Tibet, 2013.


Zhang Ke (Beijing, 1970) belongs to a new generation of Chinese architects that has spent formative years studying or working abroad. In his case, this led to a master’s degree in architecture from the Harvard Graduate School of Design plus three years of practice in Boston and New York. His generation has an interest in local building methods, and links them to Western approaches to architectural design.

Zhang Ke founded ZAO/standardarchitecture in 2001 in Beijing. ZAO is the acronym of Zhang Architectural Office, but it is also a Chinese word meaning “to build, make, assemble”.

Like many new firms in China, he works on very diverse scales.

The projects are attentive to the micro dynamics of the places and daily lives of the people inhabiting them, but aspire to revolutionise the ways with which urban regeneration is conceived in China.

ZAO reinterprets the model of the hutongs, the narrow side-streets and alleys seen in the Chinese capital, which are lined with traditional courtyard houses, forming the urban fabric of the ancient city.

Instead of insisting on a hyper-contemporary formal language or an original style, Zang injects existing spaces with new lifeblood by means of courteous, fruitful dialogue. His firm adopts architectural solutions that are simple and direct references to traditional spatial concepts in China without mimicking the existing built environment. His interest goes out not only to his country’s history, but also concerns all the traces and spontaneous additions that regulate life in the ancient neighbourhoods and generate a delicate balance between public and private quarters.

A project that well illustrates his attitude is Micro Hutong (Beijing, 2016), a renewal in a traditional court, where the architect has inserted micro dwellings. In addition to updating and optimising the space, the project aims to demonstrate the great potential of these places. Another project, the Novartis Campus Building 5 (Beijing, 2016), shows how Chinese architectural culture can be reinterpreted in a newly constructed building. An organic cellular grid is the generating principle behind the design. On the ground floor, it is used to invert the inward spatial layout of Chinese gardens, creating open, interconnected workspace.   

Opposite page, top: ground-floor plan and partial view of the Novartis Campus 5 in Shanghai, 2016; bottom, Co-Living Courtyard, a renewal of the urban fabric in Baitasi, Beijing, China, 2016. This page, top and centre: two views of the Micro Hutong in Xicheng, Beijing, China (2016); bottom, boat terminal in Niangou, Tibet, 2013.

Salvatore Peluso
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