village mountains
01 April 2012
 

Tre torri autoportanti in pannelli d'acciaio retroilluminati, realizzate grazie al brand di arredi camerich, rappresentano un richiamo all'antico stile di vita cinese e una prospettiva di sviluppo sostenibile.

i tre picchi luminosi che riproducono il futuristico modello urbano delle village mountains, individuato da standardarchitecture, studio di progettazione urbanistica e landscape design con base a pechino. le ‘montagne abitate’ prevedono una cellula autosufficiente per ogni famiglia (con orto e giardino); partner dell'installazione È il brand cinese camegich.

village mountains
Pianificazione urbanistica e landscape design sono tra le specializzazioni di Standardarchitecture, studio di progettazione con sede a Pechino fondato nel 2001 da Zhang Ke, a cui sono associati Zhang Hong e Claudia Taborda. Ed è alla dimensione progettuale urbana che ha attinto lo studio cinese per sviluppare il tema dell'eredità in architettura: la vita in montagna, considerala dalla cultura cinese un modello equilibrato, dovrà tornare ad essere praticata una volta che lo sviluppo della popolazione mondiale e l'erosione dei terreni agricoli obbligheranno a cercare nuovi modelli. Come i Village Mountains, montagne artificiali alte fino a 600 m, costituite da agglomerati di cellule abitabili e autosufficienti per ciascun nucleo familiare. I progettisti di standardarchitecture hanno portato ad Interni Legacy la rappresentazione di questo modello urbano futuribile: tre torri di forma organica, che si allungano in picchi lineari e fluidi, alte 4,5 e 6 metri e posizionate nel cortile d'Onore, rappresentano un richiamo allo stile di vita legato alla montagna, e nello stesso tempo configurano un modello urbano e paesaggistico prossimo venturo. Le torri Village Mountains sono realizzate con 446 pannelli d'acciaio ultrasottili, di 3 mm di spessore, saldati pei ottenere una struttura a nido d'ape autoportante e dipinta di  bianco. L'impatto estetico della composizione durante il giorno è quello di una forma astratta e straniante, che con il calare del buio si trasforma in un Corpo vivido e animato grazie ad un sistema di retroilluminazione di iGuzzini proiettato su pannelli di plexiglas con cui è rivestita la facciata interna delle torri. Ha contribuito alla realizzazione dell'installazione il brand cinese Camerich, diffuso capillarmente in Cina e in quasi sessanta Paesi del mondo. La sua produzione copre a tutto campo il settore dell'arredo domestico con progetti e ricerche nell'ambito di un lifestyle contemporaneo e raffinato.

il tibet in mostra
a pai, in Tibet, un museo ad alta quota:
il vero rispetto per la cultura tibetana consiste, secondo standardarchitecture, nell'interpretare il tema in termini contemporanei, senza pregiudizi e senza imitare le forme e i decori dell'architettura tradizionale. 

foto courtesy di Standardarchitecture
testo di Alessandro Rocca

A 2900 metri di altitudine, all'ingresso della cittadina di Pai, in Tibet, può non essere semplice trovare le misure di un progetto per un centro d'arte contemporanea. Le tradizioni sono forti e presenti e il paesaggio, con i suoi colori, i materiali, le texture, i panorami, è un partner molto stimolante ma anche molto ingombrante. A questo si aggiunge il fatto che i progettisti provengono da Pechino e quindi sono esponenti di una cultura egemone che, ormai da molti anni, si trova spesso in conflitto con la minoranza tibetana. Standardarchitecture è uno studio giovane che si è costituito nel 1999 ed è formato da Zhang Ke, Zhang Hong, Ru Lei e Claudia Tabora, e dove confluiscono la cultura cinese, gli studi condotti anche in America e la provenienza portoghese di Claudia che, dopo la laurea a Evora, si è specializzata, come il fondatore Zhang Ke, all'università di Harvard. E nel loro progetto, infatti, sembrano confluire con molta naturalezza elementi di culture diverse. Per esempio, è inevitabile supporre che quell'idea, così paesaggistica, dei semplici volumi in pietra appoggiati sullo zoccolo del basamento non sia proprio estranea alla stereometria così frequente nell'architettura portoghese, e proprio a iniziare dal progetto di Alvaro Siza a Evora, la città di Teresa. D'altro canto, la libertà d'invenzione e il pragmatismo, nell'organizzare gli spazi e nel modellare la topografia del terreno, sono i caratteri distintivi dell'architettura cinese di oggi. Si pensi, per esempio, al lavoro di Wang Shu che, non ancora cinquantenne, è appena stato insignito del Pritzker Prize 2011. Il suo Amateur Architecture Studio ha prodotto una serie di lavori di grande qualità, e molto diversi tra loro, che ogni volta affrontano il tema e il silo con una libertà d'azione totale, senza porsi il problema di restare fedeli a una data cifra stilistica e formale. Anche il portfolio di Standardarchitecture spicca per la varietà delle soluzioni. Osservando le differenze tra progetto e progetto, si capisce che il team crede nella forza delle proprie idee ha la consapevolezza che solo portando al suo pieno sviluppo un concept coraggioso, senza timori e senza autocensure, si può ottenere, tanto nell'architettura che nel design, progetti veramente innovativi e originali. E anche questo centro d'arte d'alta quota è un progetto che affronta un tema complesso con leggerezza e con grande autorità. Il segno è forte e preciso, riesce a rispettare profondamente il luogo e, nello stesso tempo, si impone con la forza della propria logica formale, dei propri materiali, dell'invenzione di un paesaggio nuovo ma non alieno. All'esterno, gli spazi sono ben calibrati, con la pietra locale che esalta la geometria irregolare dei volumi, unifica pareti e pavimentazioni in una dimensione quasi vernacolare e trasforma la spianata in una specie di rappresentazione astratta, e scultorea, di un villaggio tradizionale. E anche all'interno, dove i finestroni e i lucernari costruiscono una serie di sguardi incrociati, tra un ambiente e l'altro, che definiscono una specie di paesaggio urbano in miniatura.
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